Le dichiarazioni di Steve Jobs al D:All Things Digital, il convegno patrocinato dal Wall Street Journal, che si è appena tenuto al Terranea Resort di Rancho Palos Verde (Los Angeles), hanno riproposto una vecchia questione che sembrava superata: ma i blogger sono o non sono giornalisti? No che non lo sono, perché per Jobs l'informazione non può essere fatta da dilettanti allo sbaraglio ma da professionisti pagati. E poco importa se dalla ricerca condotta recentemente da PRWeek e PRNewswire risulta che il 52% dei blogger ritengono di essere dei giornalisti. Non conoscendo la profonda differenza fra lo scrivere a scadenze prefissate e scrivere quando ti pare, non sapendo distinguere fra informazione e opinioni personali, non immaginando minimamente cosa significhi fare un'inchiesta vera e non un copia-incolla da Internet, si sentono comunque tutti giornalisti. Dall'altra parte c'è una professione e un settore (quello dell'editoria) in profonda crisi. Nelle parole di Jobs l'iPad si pone come piattaforma ideale per il new journalism e per la nuova editoria digitale che dovrà essere, nemmeno a dirlo, a pagamento. Il CEO della Apple si è dimostrato ancora una volta un grande affabulatore, un profeta delle nuove tecnologie. Ma soprattutto un grande venditore, perché è decisamente ancora un po' presto per proporre l'IPad come il "farmaco universale". Il primo milione di iPad venduti non è stato acquistato da giornalisti ma da gente comune che al massimo ha qualche esperienza di blog. Ma veniamo alle questioni concrete a cui Steve Jobs dovrà prima o poi dare qualche risposta in più: 1) sull'iPad non girano ancora applicazioni di tipo professionale (siamo ansiosi di vedere che tipo di word processor verranno sviluppati sia per la scrittura tradizionale, sia per la sceneggiatura e altri tipi di scrittura tecnica); 2) la tastiera virtuale, simile a quella dell'iPhone, non è ancora stata testata a fondo in tutte le condizioni di luce e di temperatura da professionisti abituati a maltrattare i lap top; 3) l'iPad è fragile, non riusciamo ancora a immaginarlo in mano ad un corrispondente di guerra, che magari avrebbe più paura di graffiare il suo bellissimo schermo che ricevere delle pallottole. Grazie Steve, ma adesso vogliamo vedere che cosa l'iPad è veramente in grado di fare.